Nutrapet.vet; Aprile 2023

L’equitazione è causa di stress fisiologico nell’atleta equino. E la personalità è generalmente associata alle diverse risposte ai fattori di stress.
Come misurare lo stress nei cavalli?
Uno studio, coordinato da Joana Noronha Martins e Severiano R. Silva del Dipartimento di Scienze Animali dell’Università di Trás-os-Montes e Alto Douro – Portogallo, ha esplorato la possibilità di farlo attraverso la temperatura oculare, misurata tramite termografia a infrarossi, associata alla personalità e allo stress nei cavalli sottoposti a esercizi di dressage durante lezioni di equitazione, allenamento e lavoro alla lunghina.

Stando ai risultati ottenuti, pubblicati sulla rivista Animals, le letture termografiche non mostrato alcuna relazione con il livello di stress sul cavallo causato dall’esercizio. Aver testato questa tecnologia, secondo gli autori, può tuttavia portare alla creazione di programmi di addestramento efficienti, salvaguardando i cavalli dal lavoro eccessivo e/o insufficiente.

Sebbene la tecnologia non si sia dimostrata utile con i cavalli da dressage che si allenano in un ambiente loro familiare, il suo utilizzo in combinazione con altri strumenti andrebbe testato in tali condizioni.

Clicca sul bottone e troverai ulteriori informazioni:

 

Cathrynne Henshall, Hayley Randle, Nidhish Francis, Rafael Freire – Nature Scientific Report; 2022.

I cavalli domestici sono ampiamente utilizzati per attività fisicamente impegnative, ma l’effetto dell’esercizio sulle loro capacità di apprendimento non è stato ancora studiato. I cavalli sono frequentemente esposti a fattori di stress che possono influenzare il loro apprendimento. Proprio lo stress e l’esercizio provocano il rilascio di glucocorticoidi, noradrenalina e altri neurotrasmettitori che possono influenzare l’apprendimento.
Attualmente non è possibile misurare direttamente le concentrazioni di neurotrasmettitori nel cervello dei cavalli oggetto di studio; tuttavia, l’inferenza dei processi neurobiologici dai marcatori periferici è stata ampiamente utilizzata negli studi sulla cognizione umana.

Abbiamo assegnato 41 cavalli a esercizio montato, stress incontrollabile o inattività e valutato la loro acquisizione di un compito di “apprendimento strumentale avverso” in stile industriale. I cavalli allenati hanno raggiunto il criterio di apprendimento nel minor numero di prove rispetto ai cavalli stressati e inattivi, le cui prestazioni non differivano. Le concentrazioni salivari di cortisolo dei cavalli esercitati sono diminuite durante l’apprendimento, mentre le concentrazioni degli altri gruppi sono aumentate. Le correlazioni di Spearman hanno rivelato che i cavalli con le più alte concentrazioni di cortisolo richiedevano il maggior numero di prove per raggiungere il criterio. Presentiamo nuovi dati dove emerge come l’esercizio prima dell’apprendimento possa migliorare l’acquisizione dell’apprendimento nei cavalli.

Trovate l’articolo completo al link:

 

Nutrapet.vetFebbraio 2023, di Federico Scorza

Il presupposto clinico di questo studio è la diagnosi accurata dell’endometrite: un requisito essenziale per un’attività riproduttiva efficiente e nella applicazione delle tecnologie riproduttive.

Nella cavalla, l’endometrite infettiva/infiammatoria pre-riproduttiva può essere esacerbata dall’endometrite post-riproduttiva (PBE), che si verifica a causa della reattività dell’utero all’inseminazione. La PBE può essere trattata dopo l’inseminazione; tuttavia, è difficile monitorare l’esito del trattamento a causa dell’interferenza negativa nello sviluppo embrionale a seguito della raccolta dei prelievi uterini. Rilievi indiretti in grado di fornire informazioni sull’evoluzione di questa patologia e verificare la risposta ai trattamenti, quindi, sarebbero altamente raccomandati.

Lo studio, coordinato da Stefano Cecchini Gualandi del Dipartimento di Scienze dell’Università della Basilicata, da Tommaso Di Palma e da Raffaele Boni è stato pubblicato sulla rivista Animals. Questo studio ha esaminato dieci parametri nel sangue e nel fluido uterino associati allo stato (anti)ossidante, all’infiammazione e al potenziale regolatore della proteasi e ai possibili marcatori di endometrite nella cavalla.

I risultati dello studio costituiscono una premessa necessaria per focalizzare l’attenzione sull’identificazione di marcatori indiretti di endometrite che, attraverso un esame del sangue, possano fornire indicazioni diagnostiche attendibili su questa patologia.

Seguite il link e troverete ulteriori ed esaustive informazioni.

Buona lettura!

 

Julia Rizzo de Medeiros Ferreiraa, Saulo Baracat Villelaa, Camila Bianconib, Murillo Ormieresc, Gabriela Dalmaso de Melod, Guilherme Pugliesid, Alexandre Augusto de Oliveira Gobessoa – Journal of Equine Veterinary Science, August 2021

Diversi approcci sono stati usati per migliorare i tassi di concepimento al “calore del puledro” o “calore da parto”, cioè quello che generalmente inizia 7-9 giorni dopo la nascita del puledro, ha una fertilità statisticamente inferiore, a meno che l’ovulazione non si verifichi almeno 11-12 giorni dopo il parto.
La famiglia e i derivati degli acidi grassi omega-3 hanno migliorato l’efficienza riproduttiva nei ruminanti, ma in letteratura mancano studi che valutino questi componenti sugli equini. L’obiettivo di questo studio era di valutare gli effetti dell’integrazione alimentare della cavalla con microalghe ricche di acido docosaesaenoico (DHA) durante il peripartum sulla dinamica follicolare e sull’involuzione uterina nel primo post-partum.

Sono state utilizzate 18 fattrici gravide, nessuna razza particolare, 410 ± 39,5 kg di peso corporeo (PC) e 7,83 ± 2,01 anni di età. Le fattrici sono state assegnate in modo casuale al controllo (CONT) o alla supplementazione con microalghe ricche di DHA a 0,06 g/kg di peso corporeo (ALG). I trattamenti sono stati forniti da 90 giorni prima della data prevista del parto fino a 7 giorni dopo la prima ovulazione. Le valutazioni riproduttive sono state eseguite durante l’inizio del post-partum fino a 7 giorni dopo la prima ovulazione attraverso la palpazione rettale e l’ecografia dei seguenti parametri: diametro uterino ed endometriale, liquido intrauterino (IUF), ecogenicità uterina, tono dell’utero e dinamica follicolare. Sono stati raccolti campioni di cellule endometriali per valutare l’espressione di mRNA di CRP, IL-1β e AKR1C4, utilizzando RT-qPCR. I dati sono stati analizzati mediante procedura mista di SAS.

Le fattrici ALG avevano diametri delle corna uterine più piccoli e una maggiore ecogenicità uterina durante il post-partum rispetto alle fattrici CONT. L’integrazione con DHA durante il peripartum può favorire il processo di involuzione uterina e le probabilità di concepimento precoce, ma dovrebbero essere eseguiti ulteriori studi sulla fertilità.

Trovate l’articolo completo al link:

 

Nutrapet.vet; Gennaio 2023, di Federico Scorza

Nell’articolo presentato viene evidenziato puntualmente come mai e quali antibiotici predispongono a diarrea dopo il trattamento terapeutico.
E’ un tema frequentemente dibatutto, ma spesso non affrontato con chiarezza e precisione. La diarrea associata agli antimicrobici (ADD) è un effetto avverso comune dell’uso di antibiotici nei cavalli. Sebbene tutti gli antimicrobici possano potenzialmente causare ADD, alcuni agenti antibiotici presentano un rischio maggiore a causa dell’escrezione biliare, del riciclaggio enteroepatico o della concentrazione del farmaco nel lume intestinale secondaria al basso assorbimento orale.

Ad oggi, è stato riportato che le tetracicline, i macrolidi, le cefalosporine, i fluorochinoloni, i trimetoprim-sulfamidici, il cloramfenicolo, i beta-lattamici e il metronidazolo causano AAD nei cavalli. Lo studio, coordinato da Jan Suchodolski del College of Veterinary Medicine & Biomedical Sciences, presso la Texas A&M University, è stato pubblicato sulla rivista Animals.

In sintesi, la ricerca ha messo a confronto il microbioma fecale e il metaboloma dei cavalli trattati con antibiotici che hanno sviluppato diarrea (AAD) con quelli che non hanno sviluppato diarrea (ABX) e con cavalli non esposti agli antibiotici (CON).

Seguite il link e troverete ulteriori ed esaustive informazioni.

Buona lettura!

 

Federica Raspa, Ingrid Vervuert, Maria Teresa Capucchio, Elena Colombino, Domenico Bergero, Claudio Forte, Martina Greppi, Laura Cavallarin, Marzia Giribaldi, Sara Antoniazzi, Damiano Cavallini, Ermenegildo Valvassori and Emanuela Valle. Maggio 2022.

I cavalli sono spesso alimentati con elevate quantità di amido nella loro dieta, nonostante siano noti i vantaggi di una dieta a base di fibre, che promuove la salute dell’intestino e il benessere degli animali. Lo scopo dello studio che vi presentiamo è confrontare gli effetti di due diverse diete – una basata su elevate quantità di amido (HS) l’altra basata su elevate quantità di fibre (HF) – su parametri specifici dell’ambiente intestinale in diversi compartimenti intestinali del tubo digerente del cavallo. A tal fine sono state valutate le differenze nell’ambiente gastrointestinale tra cavalli alimentati con HS e HF in termini di sostanza secca, sostanza organica e contenuto di ceneri; sono state studiate anche la distribuzione delle dimensioni delle particelle e la composizione degli acidi grassi volatili.

Una dieta ricca di amido provoca cambiamenti significativi nell’ambiente intestinale del cavallo. Sono stati osservati un aumento del contenuto di sostanza secca nel colon dorsale destro, nonché una riduzione delle dimensioni delle particelle e un aumento della produzione di acido valerico in tutti i compartimenti intestinali studiati. Le diete ad alto contenuto di amido dovrebbero essere evitate a favore di diete a base di fibre con l’obiettivo di salvaguardare la salute dell’intestino nei cavalli.

Buona lettura

 

Nutrapet.vet, Federico Scorza, Dicembre 2022

In questo articolo viene analizzato un complesso studio che rivela il ruolo di una proteina TNF-α-TSG-6 nelle interazioni con acido ialuronico a catena pesante (HC-HA). I risultati dello studio mostravano che le concentrazioni di TNF-α erano maggiori nel liquido sinoviale dell’OA (Osteoartrosi) e l’espressione di TSG-6 era sovraregolata nella membrana sinoviale e nella cartilagine dell’OA. La formazione del complesso HC-HA mediato da TSG-6 era maggiore nel liquido sinoviale e nei tessuti dell’OA rispetto ai controlli e l’HC-HA era localizzato sia nella membrana sinoviale che nei condrociti della zona superficiale nelle articolazioni dell’OA.

Lo studio parte dal presupposto che traumi muscoloscheletrici e le lesioni correlate allo sport, comprese le fratture intra-articolari, le lussazioni e le rotture dei legamenti, del menisco e della capsula articolare, sono frequentemente associati allo sviluppo dell’osteoartrosi post-traumatica (PTOA). La PTOA provoca anche l’infiammazione dei tessuti articolari, tra cui la sinovia, la cartilagine, l’osso subcondrale e i tessuti molli circostanti a seguito dell’induzione del fattore di necrosi tumorale-α (TNF-α) e dell’interleuchina-1β (IL -1β). Il TNF-α del liquido sinoviale è stato associato alla progressione radiografica dell’OA (osteoartrite) nell’OA del ginocchio umano e l’aumento del TNF-α del liquido sinoviale è stato riportato sia nell’OA carpale equina naturale che in un modello di difetto cartilagineo carpale equino indotto sperimentalmente.

Seguite il link e troverete ulteriori ed esaustive informazioni.

Buona lettura!

 

Ana Lucia Miluzzi Yamada, Cynthia do Prado Vendruscolo, Marília Ferrari Marsiglia,
Eric Danilo Pauls Sotelo, Fernanda Rodrigues Agreste, Sarah Raphaela Torquato Seidel, Joice Fülber, Raquel Yvonne Arantes Baccarin and Luis Claudio Lopes Correia da Silva.

Yamada et al. BMC Veterinary Research (2022)

La combinazione di condroitin solfato (CS) e glucosamina (GlcN) è stata ampiamente utilizzata nelle formulazioni orali per prevenire e trattare l’osteoartrosi. CS è efficace per controllare il dolore nei pazienti osteoartritici, mentre GlcN può stimolare la sintesi di glicosaminoglicani, riducendo così la degradazione della matrice extracellulare. Sebbene siano stati pubblicati diversi studi su questo argomento, l’efficacia del trattamento con CS orale e GlcN rimane incerta. L’obiettivo di questo studio è stato quello di analizzare la progressione dell’osteoartrite indotta sperimentalmente nei cavalli e verificare l’efficacia di un composto orale a base di CS e GlcN per trattare e/o modulare questa malattia.

Lo studio ha analizzato l’articolazione metacarpo-falangea dell’arto toracico sinistro di 16 cavalli divisi in due gruppi, con otto cavalli trattati con CS e GlcN nel gruppo trattato (GT) e otto cavalli non trattati nel gruppo di controllo (GC). Le lesioni condrali sono state indotte mediante artroscopia, che è stata definita come punto temporale zero (T0). Esami fisici, ecografici e radiografici e misurazioni dei biomarcatori del liquido sinoviale sono stati eseguiti nei giorni 0, 30, 60, 90 e 120. Alla fine dell’esperimento (T4), è stata eseguita nuovamente l’artroscopia per valutare macroscopicamente le articolazioni e raccogliere materiale per analisi microscopica.

Sono state osservate differenze significative tra i gruppi in alcuni parametri valutati, come la valutazione della zoppia visiva, le concentrazioni sinoviali di prostaglandina E2 e l’esame ecografico. Tuttavia, il GT presentava ancora risultati soltanto leggermente migliorati per l’angolo di flessione articolare, l’analisi della zoppia mediante sensori e l’analisi istopatologica del tessuto di riparazione condrale, tuttavia, senza significatività statistica (p>0,05).

Il trattamento è quindi stato considerato efficace nella modulazione clinica dell’artrosi sperimentale, con miglioramento di alcuni parametri nel GT. Tuttavia, questo tipo di trattamento potrebbe non essere del tutto efficace per modificare il processo catabolico nella cartilagine articolare e il progressivo danno condrale indotto.

Buona lettura!

 

Nutrapet.vet, Aprile 2022, di Silvano Marini

In questo articolo viene analizzato l’assetto della flora batterica intestinale in un gruppo di 7 cavalli su un arco temporale di 12 mesi.
Nel cavallo, le coliche rappresentano una causa frequente di decesso. Per quanto siano in genere in gioco patologie multifattoriali, sono state individuate alcune condizioni che possono favorire il problema.
Le coliche, tra l’altro, presentano un andamento stagionale che varia secondo le diverse popolazioni di cavalli e le diverse tipologie di colica, ma fino a poco tempo fa non era ancora chiaro se – a fronte di una gestione continuativa senza grandi cambiamenti – l’assetto del microbiota intestinale equino resti stabile nel tempo. A colmare questa lacuna è stato uno studio condotto all’Università di Liverpool, pubblicato su Scientific Reports.

Tra i fattori di rischio modificabili, un posto di primo piano spetta ai cambiamenti, siano essi di carattere alimentare o di gestione dell’animale in genere: dall’introduzione di nuove dotazioni di foraggio, al tipo e alla quantità del contenuto a base di granaglie, fino al ridotto accesso al pascolo e all’aumento del tempo che l’animale trascorre all’interno della scuderia.
Si ipotizza per esempio che i cambiamenti delle abitudini alimentari contribuiscano a modificare l’assetto della microflora intestinale, alterando il pH del colon e andando così ad alimentare la produzione di acidi grassi volatili che favoriscono l’insorgenza della colica.
Seguite il link e troverete ulteriori ed esaustive informazioni.

Buona lettura!

 

Karlette A. Fernandes, Erica K. Gee, Chris W. Rogers, Sandra Kittelmann, Patrick J. Biggs, Emma N. Bermingham, Charlotte F. Bolwell and David G. Thomas; Animals, June 2021

Uno studio condotto in Nuova Zelanda, sebbene con condizioni climatiche differenti rispetto all’Italia, ha dimostrato che la diversità e la composizione della popolazione batterica intestinale dei cavalli tenuti al pascolo cambia nell’arco di 12 mesi e ciò riflette i cambiamenti nella composizione dei nutrienti del pascolo, che a sua volta è influenzata dal clima. I risultati di questo studio possono avere implicazioni per la gestione dei cavalli al pascolo e l’uso di foraggi per cavalli suscettibili a problemi digestivi.

Dieci cavalli sono stati tenuti al pascolo per un anno, con fieno fornito da giugno a ottobre (crf Nuova Zelanda!). Ogni mese abbiamo misurato la quantità di pascolo presente e raccolto campioni di erba di pascolo e fieno per valutarne il contenuto di nutrienti e campioni fecali di tutti i cavalli per studiare la diversità delle specie batteriche presenti, utilizzando la tecnologia di sequenziamento di nuova generazione.
La popolazione di batteri fecali era più diversificata durante i mesi in cui i cavalli erano tenuti esclusivamente al pascolo rispetto ai mesi in cui il pascolo era integrato con fieno. La dieta offerta, la stagione e il mese in cui abbiamo campionato il paddock hanno avuto una grande influenza sulla diversità delle specie di batteri nelle feci. Sebbene vi fossero alcune differenze tra i cavalli, generalmente le popolazioni batteriche potevano essere raggruppate in campioni ottenuti nei mesi di maggio, giugno e luglio (periodo primavera-estate) e gennaio, febbraio e marzo (periodo invernale più secco). Più specificamente siamo stati in grado di mostrare un’associazione tra specifiche specie batteriche, nutrienti (sostanza secca, proteine e carboidrati strutturali) e condizioni climatiche (pioggia e temperatura).

Buona lettura!