Elizabeth A Marchant, Stacy A. Semevolos; JEVS Sept. 2022; https://doi.org/10.1016/j.jevs.2022.104055

Questa è la prima indagine nota sull’espressione proteica nella zona di transizione marginale (MTZ) di puledri affetti da osteocondrosi (OC) e normali.
La zona di transizione marginale è localizzata perifericamente all’interno dell’articolazione diartrodiale e rappresenta l’interfaccia della cartilagine articolare, del periostio e della capsula articolare fibrosa.
Abbiamo ipotizzato che ci sarebbe stata una maggiore espressione proteica di fattori apoptotici, segnalazione Wnt, enzimi degradativi della matrice e molecole di segnalazione paracrina e una ridotta espressione proteica dei componenti della matrice extracellulare (ECM) negli strati MTZ affetti da OC. I nostri risultati supportano parzialmente queste ipotesi, in particolare per quanto riguarda i componenti della matrice extracellulare e gli enzimi degradativi.

Lo scopo di questo studio è quello di caratterizzare l’espressione proteica della matrice e dei regolatori molecolari nella zona di transizione marginale dei puledri con osteocondrosi (OC) rispetto ai puledri normali. Vengono studiate diverse famiglie di proteine con ruoli noti nello sviluppo della cartilagine e dell’osso, comprese le molecole della matrice, la segnalazione Wnt, i fattori apoptotici e le molecole di segnalazione delle cellule paracrine. I nostri risultati dimostrano un’espressione proteica differenziale nella zona di transizione marginale dalla cresta trocleare femorale laterale dei puledri affetti da osteocondrosi. Le alterazioni nell’espressione proteica dei puledri affetti da OC coinvolgono principalmente componenti dell’omeostasi della matrice extracellulare e della segnalazione canonica di Wnt. L’espressione della matrice del collagene di tipo IIB e della lubricina è diminuita e l’espressione della metalloproteinasi-3 della matrice è aumentata nei campioni di zona di transizione marginale affetti da OC. La segnalazione canonica di Wnt è inibita nei campioni di zona di transizione marginale affetti da OC, in base all’aumento di Dickkopf-1 e alla diminuzione dell’espressione della proteina β-catenina. La maggior parte delle proteine di segnalazione apoptotiche e paracrine non sono alterate nei campioni di zona di transizione marginale affetti da OC.

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21 Marzo 2023; www.anmvioggi.it

Riportiamo un importante articolo di “amvioggi” per ricordare l’importanza della produzione ippica nazionale, che deve rimanere di prim’ordine. Le difficoltà dell’allevamento nel periodo pandemico si ripercuotono ancora oggi sull’intero comparto: NBF Lanes vuole contribuire a mantenere viva l’attenzione, e la sensibilità, del mondo ippico sulle problematiche del settore perché l’allevamento rappresenta il futuro degli sport ippici e pertanto non può essere dimenticato.

L’emergenza Covid ha creato disagi agli allevatori, causando un decremento delle nascite dei puledri e ritardi nelle iscrizioni ai Libri genealogici. Il Dipartimento delle Politiche Ippiche del Masaf, ha rideteminato il termine ultimo per le iscrizioni dei puledri nati in Italia nel 2021. Il nuovo termine è il 15 aprile 2023. Vi si atterranno coloro che intendono presentare domanda di iscrizione “tardiva” allo Stud Book del cavallo purosangue inglese per i puledri nati nel nostro Paese, già provvisti di microchip e con genealogia accertata.

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Nutrapet.vet; Aprile 2023

L’equitazione è causa di stress fisiologico nell’atleta equino. E la personalità è generalmente associata alle diverse risposte ai fattori di stress.
Come misurare lo stress nei cavalli?
Uno studio, coordinato da Joana Noronha Martins e Severiano R. Silva del Dipartimento di Scienze Animali dell’Università di Trás-os-Montes e Alto Douro – Portogallo, ha esplorato la possibilità di farlo attraverso la temperatura oculare, misurata tramite termografia a infrarossi, associata alla personalità e allo stress nei cavalli sottoposti a esercizi di dressage durante lezioni di equitazione, allenamento e lavoro alla lunghina.

Stando ai risultati ottenuti, pubblicati sulla rivista Animals, le letture termografiche non mostrato alcuna relazione con il livello di stress sul cavallo causato dall’esercizio. Aver testato questa tecnologia, secondo gli autori, può tuttavia portare alla creazione di programmi di addestramento efficienti, salvaguardando i cavalli dal lavoro eccessivo e/o insufficiente.

Sebbene la tecnologia non si sia dimostrata utile con i cavalli da dressage che si allenano in un ambiente loro familiare, il suo utilizzo in combinazione con altri strumenti andrebbe testato in tali condizioni.

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Cathrynne Henshall, Hayley Randle, Nidhish Francis, Rafael Freire – Nature Scientific Report; 2022.

I cavalli domestici sono ampiamente utilizzati per attività fisicamente impegnative, ma l’effetto dell’esercizio sulle loro capacità di apprendimento non è stato ancora studiato. I cavalli sono frequentemente esposti a fattori di stress che possono influenzare il loro apprendimento. Proprio lo stress e l’esercizio provocano il rilascio di glucocorticoidi, noradrenalina e altri neurotrasmettitori che possono influenzare l’apprendimento.
Attualmente non è possibile misurare direttamente le concentrazioni di neurotrasmettitori nel cervello dei cavalli oggetto di studio; tuttavia, l’inferenza dei processi neurobiologici dai marcatori periferici è stata ampiamente utilizzata negli studi sulla cognizione umana.

Abbiamo assegnato 41 cavalli a esercizio montato, stress incontrollabile o inattività e valutato la loro acquisizione di un compito di “apprendimento strumentale avverso” in stile industriale. I cavalli allenati hanno raggiunto il criterio di apprendimento nel minor numero di prove rispetto ai cavalli stressati e inattivi, le cui prestazioni non differivano. Le concentrazioni salivari di cortisolo dei cavalli esercitati sono diminuite durante l’apprendimento, mentre le concentrazioni degli altri gruppi sono aumentate. Le correlazioni di Spearman hanno rivelato che i cavalli con le più alte concentrazioni di cortisolo richiedevano il maggior numero di prove per raggiungere il criterio. Presentiamo nuovi dati dove emerge come l’esercizio prima dell’apprendimento possa migliorare l’acquisizione dell’apprendimento nei cavalli.

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Nutrapet.vetFebbraio 2023, di Federico Scorza

Il presupposto clinico di questo studio è la diagnosi accurata dell’endometrite: un requisito essenziale per un’attività riproduttiva efficiente e nella applicazione delle tecnologie riproduttive.

Nella cavalla, l’endometrite infettiva/infiammatoria pre-riproduttiva può essere esacerbata dall’endometrite post-riproduttiva (PBE), che si verifica a causa della reattività dell’utero all’inseminazione. La PBE può essere trattata dopo l’inseminazione; tuttavia, è difficile monitorare l’esito del trattamento a causa dell’interferenza negativa nello sviluppo embrionale a seguito della raccolta dei prelievi uterini. Rilievi indiretti in grado di fornire informazioni sull’evoluzione di questa patologia e verificare la risposta ai trattamenti, quindi, sarebbero altamente raccomandati.

Lo studio, coordinato da Stefano Cecchini Gualandi del Dipartimento di Scienze dell’Università della Basilicata, da Tommaso Di Palma e da Raffaele Boni è stato pubblicato sulla rivista Animals. Questo studio ha esaminato dieci parametri nel sangue e nel fluido uterino associati allo stato (anti)ossidante, all’infiammazione e al potenziale regolatore della proteasi e ai possibili marcatori di endometrite nella cavalla.

I risultati dello studio costituiscono una premessa necessaria per focalizzare l’attenzione sull’identificazione di marcatori indiretti di endometrite che, attraverso un esame del sangue, possano fornire indicazioni diagnostiche attendibili su questa patologia.

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Buona lettura!

 

Julia Rizzo de Medeiros Ferreiraa, Saulo Baracat Villelaa, Camila Bianconib, Murillo Ormieresc, Gabriela Dalmaso de Melod, Guilherme Pugliesid, Alexandre Augusto de Oliveira Gobessoa – Journal of Equine Veterinary Science, August 2021

Diversi approcci sono stati usati per migliorare i tassi di concepimento al “calore del puledro” o “calore da parto”, cioè quello che generalmente inizia 7-9 giorni dopo la nascita del puledro, ha una fertilità statisticamente inferiore, a meno che l’ovulazione non si verifichi almeno 11-12 giorni dopo il parto.
La famiglia e i derivati degli acidi grassi omega-3 hanno migliorato l’efficienza riproduttiva nei ruminanti, ma in letteratura mancano studi che valutino questi componenti sugli equini. L’obiettivo di questo studio era di valutare gli effetti dell’integrazione alimentare della cavalla con microalghe ricche di acido docosaesaenoico (DHA) durante il peripartum sulla dinamica follicolare e sull’involuzione uterina nel primo post-partum.

Sono state utilizzate 18 fattrici gravide, nessuna razza particolare, 410 ± 39,5 kg di peso corporeo (PC) e 7,83 ± 2,01 anni di età. Le fattrici sono state assegnate in modo casuale al controllo (CONT) o alla supplementazione con microalghe ricche di DHA a 0,06 g/kg di peso corporeo (ALG). I trattamenti sono stati forniti da 90 giorni prima della data prevista del parto fino a 7 giorni dopo la prima ovulazione. Le valutazioni riproduttive sono state eseguite durante l’inizio del post-partum fino a 7 giorni dopo la prima ovulazione attraverso la palpazione rettale e l’ecografia dei seguenti parametri: diametro uterino ed endometriale, liquido intrauterino (IUF), ecogenicità uterina, tono dell’utero e dinamica follicolare. Sono stati raccolti campioni di cellule endometriali per valutare l’espressione di mRNA di CRP, IL-1β e AKR1C4, utilizzando RT-qPCR. I dati sono stati analizzati mediante procedura mista di SAS.

Le fattrici ALG avevano diametri delle corna uterine più piccoli e una maggiore ecogenicità uterina durante il post-partum rispetto alle fattrici CONT. L’integrazione con DHA durante il peripartum può favorire il processo di involuzione uterina e le probabilità di concepimento precoce, ma dovrebbero essere eseguiti ulteriori studi sulla fertilità.

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Nutrapet.vet; Gennaio 2023, di Federico Scorza

Nell’articolo presentato viene evidenziato puntualmente come mai e quali antibiotici predispongono a diarrea dopo il trattamento terapeutico.
E’ un tema frequentemente dibatutto, ma spesso non affrontato con chiarezza e precisione. La diarrea associata agli antimicrobici (ADD) è un effetto avverso comune dell’uso di antibiotici nei cavalli. Sebbene tutti gli antimicrobici possano potenzialmente causare ADD, alcuni agenti antibiotici presentano un rischio maggiore a causa dell’escrezione biliare, del riciclaggio enteroepatico o della concentrazione del farmaco nel lume intestinale secondaria al basso assorbimento orale.

Ad oggi, è stato riportato che le tetracicline, i macrolidi, le cefalosporine, i fluorochinoloni, i trimetoprim-sulfamidici, il cloramfenicolo, i beta-lattamici e il metronidazolo causano AAD nei cavalli. Lo studio, coordinato da Jan Suchodolski del College of Veterinary Medicine & Biomedical Sciences, presso la Texas A&M University, è stato pubblicato sulla rivista Animals.

In sintesi, la ricerca ha messo a confronto il microbioma fecale e il metaboloma dei cavalli trattati con antibiotici che hanno sviluppato diarrea (AAD) con quelli che non hanno sviluppato diarrea (ABX) e con cavalli non esposti agli antibiotici (CON).

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Federica Raspa, Ingrid Vervuert, Maria Teresa Capucchio, Elena Colombino, Domenico Bergero, Claudio Forte, Martina Greppi, Laura Cavallarin, Marzia Giribaldi, Sara Antoniazzi, Damiano Cavallini, Ermenegildo Valvassori and Emanuela Valle. Maggio 2022.

I cavalli sono spesso alimentati con elevate quantità di amido nella loro dieta, nonostante siano noti i vantaggi di una dieta a base di fibre, che promuove la salute dell’intestino e il benessere degli animali. Lo scopo dello studio che vi presentiamo è confrontare gli effetti di due diverse diete – una basata su elevate quantità di amido (HS) l’altra basata su elevate quantità di fibre (HF) – su parametri specifici dell’ambiente intestinale in diversi compartimenti intestinali del tubo digerente del cavallo. A tal fine sono state valutate le differenze nell’ambiente gastrointestinale tra cavalli alimentati con HS e HF in termini di sostanza secca, sostanza organica e contenuto di ceneri; sono state studiate anche la distribuzione delle dimensioni delle particelle e la composizione degli acidi grassi volatili.

Una dieta ricca di amido provoca cambiamenti significativi nell’ambiente intestinale del cavallo. Sono stati osservati un aumento del contenuto di sostanza secca nel colon dorsale destro, nonché una riduzione delle dimensioni delle particelle e un aumento della produzione di acido valerico in tutti i compartimenti intestinali studiati. Le diete ad alto contenuto di amido dovrebbero essere evitate a favore di diete a base di fibre con l’obiettivo di salvaguardare la salute dell’intestino nei cavalli.

Buona lettura

 

Nutrapet.vet, Federico Scorza, Dicembre 2022

In questo articolo viene analizzato un complesso studio che rivela il ruolo di una proteina TNF-α-TSG-6 nelle interazioni con acido ialuronico a catena pesante (HC-HA). I risultati dello studio mostravano che le concentrazioni di TNF-α erano maggiori nel liquido sinoviale dell’OA (Osteoartrosi) e l’espressione di TSG-6 era sovraregolata nella membrana sinoviale e nella cartilagine dell’OA. La formazione del complesso HC-HA mediato da TSG-6 era maggiore nel liquido sinoviale e nei tessuti dell’OA rispetto ai controlli e l’HC-HA era localizzato sia nella membrana sinoviale che nei condrociti della zona superficiale nelle articolazioni dell’OA.

Lo studio parte dal presupposto che traumi muscoloscheletrici e le lesioni correlate allo sport, comprese le fratture intra-articolari, le lussazioni e le rotture dei legamenti, del menisco e della capsula articolare, sono frequentemente associati allo sviluppo dell’osteoartrosi post-traumatica (PTOA). La PTOA provoca anche l’infiammazione dei tessuti articolari, tra cui la sinovia, la cartilagine, l’osso subcondrale e i tessuti molli circostanti a seguito dell’induzione del fattore di necrosi tumorale-α (TNF-α) e dell’interleuchina-1β (IL -1β). Il TNF-α del liquido sinoviale è stato associato alla progressione radiografica dell’OA (osteoartrite) nell’OA del ginocchio umano e l’aumento del TNF-α del liquido sinoviale è stato riportato sia nell’OA carpale equina naturale che in un modello di difetto cartilagineo carpale equino indotto sperimentalmente.

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Ana Lucia Miluzzi Yamada, Cynthia do Prado Vendruscolo, Marília Ferrari Marsiglia,
Eric Danilo Pauls Sotelo, Fernanda Rodrigues Agreste, Sarah Raphaela Torquato Seidel, Joice Fülber, Raquel Yvonne Arantes Baccarin and Luis Claudio Lopes Correia da Silva.

Yamada et al. BMC Veterinary Research (2022)

La combinazione di condroitin solfato (CS) e glucosamina (GlcN) è stata ampiamente utilizzata nelle formulazioni orali per prevenire e trattare l’osteoartrosi. CS è efficace per controllare il dolore nei pazienti osteoartritici, mentre GlcN può stimolare la sintesi di glicosaminoglicani, riducendo così la degradazione della matrice extracellulare. Sebbene siano stati pubblicati diversi studi su questo argomento, l’efficacia del trattamento con CS orale e GlcN rimane incerta. L’obiettivo di questo studio è stato quello di analizzare la progressione dell’osteoartrite indotta sperimentalmente nei cavalli e verificare l’efficacia di un composto orale a base di CS e GlcN per trattare e/o modulare questa malattia.

Lo studio ha analizzato l’articolazione metacarpo-falangea dell’arto toracico sinistro di 16 cavalli divisi in due gruppi, con otto cavalli trattati con CS e GlcN nel gruppo trattato (GT) e otto cavalli non trattati nel gruppo di controllo (GC). Le lesioni condrali sono state indotte mediante artroscopia, che è stata definita come punto temporale zero (T0). Esami fisici, ecografici e radiografici e misurazioni dei biomarcatori del liquido sinoviale sono stati eseguiti nei giorni 0, 30, 60, 90 e 120. Alla fine dell’esperimento (T4), è stata eseguita nuovamente l’artroscopia per valutare macroscopicamente le articolazioni e raccogliere materiale per analisi microscopica.

Sono state osservate differenze significative tra i gruppi in alcuni parametri valutati, come la valutazione della zoppia visiva, le concentrazioni sinoviali di prostaglandina E2 e l’esame ecografico. Tuttavia, il GT presentava ancora risultati soltanto leggermente migliorati per l’angolo di flessione articolare, l’analisi della zoppia mediante sensori e l’analisi istopatologica del tessuto di riparazione condrale, tuttavia, senza significatività statistica (p>0,05).

Il trattamento è quindi stato considerato efficace nella modulazione clinica dell’artrosi sperimentale, con miglioramento di alcuni parametri nel GT. Tuttavia, questo tipo di trattamento potrebbe non essere del tutto efficace per modificare il processo catabolico nella cartilagine articolare e il progressivo danno condrale indotto.

Buona lettura!