Da qualche anno parliamo del Microbiota del cavallo e di quanto sia importante mantenerne l’efficienza per garantirgli benessere salute. Ancor più rilevante per le stesse è il meccanismo bidirezionale di comunicazione che intercorre tra intestino e cervello: ovvero il “gut-brain axis”.

Con «Gut-Brain Axis» si intende il meccanismo complesso di comunicazione bidirezionale tra il sistema nervoso enterico e il sistema nervoso centrale che include vie neuronali, endocrine, immunitarie e metaboliche.
Poichè la barriera intestinale, di cui fa parte il Microbiota intestinale, rappresenta la più ampia interfaccia dell’intero organismo con il mondo esterno, il mantenimento dell’integrità e della corretta permeabilità della barriera intestinale sono alla base della corretta comunicazione bidirezionale del «Gut-Brain Axis».
Recenti evidenze scientifiche hanno dimostrato come esista anche una diretta interazione tra sistema nervoso centrale e microbiota intestinale. A esempio, situazioni stressanti e protratte nel tempo, determinano alterazioni comportamentali, endocrine e uno stato di neuroinfiammazione tipiche dello stress, anche cronico, che innescano disturbi funzionali gastrointestinali e relativi sintomi. L’iper-attivazione dell’asse dello stress altera quindi l’integrità dell’epitelio intestinale, la produzione di mucina, la motilità intestinale e la composizione del microbiota intestinale.

Come scritto in precedenza, la comunicazione fra cervello e intestino è bidirezionale, Infatti, il microbiota intestinale è in grado di influenzare lo sviluppo in funzione dell’SNC. La disbiosi intestinale attiva il sistema immunitario, inducendo un eccessivo rilascio di citochine pro-infiammatorie che influenzano negativamente la funzione cerebrale.

La possibilità di modulare la composizione del microbiota intestinale (dieta) può avere riscontro in un miglioramento del comportamento animale, consentendogli di adattarsi agli stimoli esterni.
A tal proposito è stato coniato il termine «adattoma», che si riferische proprio alla capacità del microbioma (ossia il genoma del microbiota) di adattarsi all’ambiente e rendersi ad esso resiliente.
Qualora l’intestino fosse in una condizione di disbiosi (ossia una perdita quali-quantitativa dell’equilibrio intestinale ospite-microbiota), viceversa, perde la capcità di adattarsi e quindi emerge la sintomatologia enterica delle varie patologie.

Il rapporto fra microbiota e «gut brain axis» sta assumendo in questi anni un ruolo centrale nella spiegazione di molteplici fenomeni fisiologici e patologici, pertanto dovremo imparare a considerarlo per l’importanza che ha assunto nell’approccio quotidiano alla clinica medica.

Il titolo di questa sezione è stato ripreso dal sito FEI (Fédération Equestre Internationale), nel nuovo hub dedicato al recente outbreak di EHV 1 (Equine Herpes Virus 1) che ha sconvolto il calendario degli appuntamenti sportivi, ha determinato purtroppo alcuni decessi fra i cavalli colpiti e ha generato il panico fra gli addetti al settore.

Oltre ai Veterinari, consapevoli dell’endemicità della malattia, presente in Europa e nel mondo da decine di anni, EHV 1 ha colpito un settore con decine di altre figure professionali coinvolte, magari non altrettanto consapevoli di come affrontare l’emergenza sanitaria.

La FEI ha perciò istituito una serie di norme, in verità molto complesse nell’attuazione, che permettano, dal 12 Aprile 2021, di ritornare alle competizioni in maniera sicura.

Alleghiamo il file, fornito dalla FEI stessa, che le evidenzia singolarmente, per una facile consultazione.

Le norme FEI, valide, possono essere adottate anche per i concorsi nazionali già programmati e comunque da “tenere sott’occhio” ancora per qualche tempo, per evitare che possano essere potenziali nuovi focolai nazionali.

 

Gregić, M.; Bobić, T.; Baban, M.; Bunevski, G.; Gantner, V.

ISSN : 1409-7621 DOI : 10.2478/macvetrev-2020-0029

 

Un recente studio mette in relazione alcuni parametri dello stress con l’attività agonistica; ne emerge che i risultati della prestazione agonistica, sono correlati allo stato di stress, pertanto è determinante  controllarlo  per ottenere buoni risultati e contribuire in modo significativo al  benessere del cavallo, un  obiettivo primario per noi Veterinari.

Con l’obiettivo di determinare la variabilità degli indicatori di stress dovuti all’età del cavallo e alla stagione agonistica (maggio, luglio, settembre) nei cavalli che saltano nel parkour, la ricerca è stata eseguita su 14 stalloni (7 più giovani e 7 più anziani) addestrati e allevati nelle stesse condizioni. Gli indicatori di stress (battiti cardiaci, concentrazioni di cortisolo, glucosio e lattato nella saliva) sono stati misurati o campionati prima, durante e alla fine dell’allenamento – parkour jumping.

Il significato delle differenze negli indicatori di stress tra le classi di età dei cavalli rispetto alla stagione agonistica è stato verificato dal test di Tukey. Sulla base di risultati determinati si è potuto concludere che tutti gli indicatori di stress, durante l’intera stagione agonistica, erano più alti nei cavalli più giovani (meno esperti) rispetto ai cavalli più anziani (più esperti). Inoltre, tutti gli indicatori di stress, ad eccezione dei battiti cardiaci, erano più alti nel picco della stagione agonistica (luglio), mentre i valori più bassi di tutti gli indicatori di stress sono stati determinati alla fine della stagione agonistica (settembre). Il monitoraggio degli indicatori di stress, in particolare il battito cardiaco, potrebbe essere utilizzato per la valutazione di routine della preparazione del cavallo per una particolare attività.

Jesse M.Francis, Katherine A.Thompson, Witrick Erin, B.Perry

 

Questione di gusto…e di impatto visivo!

Il titolo di un recentissimo studio, pubblicato sul Journal of Equine Veterinary Science nel 2020, mette a confronto per la prima volta “le preferenze” del cavallo con quelle del proprietario: è infatti a quest’ultimo che nel processo decisionale circa l’acquisto del prodotto, spetta la scelta.

Indirettamente, questo è un fattore che coinvolge anche il Veterinario che dovesse consigliare ai clienti mangimi o integratori; che poi, di nuovo, questi ultimi dovranno acquistare per il proprio cavallo.

Escludendo ovviamente i trattamenti farmacologici, emerge chiaramente la centralità dei gusti e dell’impatto visivo del proprietario.Tuttavia, fino ad ora, nonostante l’importanza per lo sviluppo del prodotto, pochi dati confrontano le preferenze per i cavalli con i consumatori umani.

A titolo esemplificativo, il lavoro citato prende in oggetto dei “premietti” per cavalli e le relative confezioni.

Gli obiettivi di questa ricerca erano confrontare le preferenze di trattamento dei cavalli con i proprietari di cavalli. Il prodotto A era una ricompensa a base di lino aromatizzato alla cannella a forma di disco e il prodotto B era un prodotto a base di avena al gusto di mela. Ai cavalli sono stati presentati i due prodotti per i quali è stato previsto un test di preferenza accoppiato che prevedevano periodi di annusamento e consumo separati.

I consumatori hanno valutato le ricompense separatamente: prima per l’intenzione di acquisto, poi per i test edonici degli attributi sensoriali. Nessuna differenza è stata osservata per il primo prodotto annusato, consumato o finito durante il test di preferenza del cavallo. Tuttavia, sono state osservate correlazioni positive moderate tra il primo prodotto annusato e consumato (P = .01, ф = 0.40) e il primo prodotto consumato e finito (P <.01, ф = 0.48).

I proprietari di cavalli hanno valutato il prodotto A inferiore per aspetto, consistenza, dimensioni e intenzione di acquisto (P <.01) rispetto al prodotto B. Questi risultati indicano che durante lo sviluppo del prodotto devono essere presi in considerazione le valutazioni emerse dai test non solo sugli animali, ma anche sugli eventuali acquirenti.

 

Lacy Kamm , Natalie A. Parlane, Christopher B. Riley, Erica K. Gee, Keren E. Dittmer, C. Wayne McIlwraith

Published: November 20, 2019

 

Mentre la ricerca di una linea di cellule staminali mesenchimali (MSC) da donatori allogenici immuno privilegiati continua nella medicina equina, la caratterizzazione delle cellule tra diverse fonti diventa importante. La recente ricerca, qui riportata, cerca di definire più chiaramente l’espressione del marker MSC di diversi donatori equini. La qualità del donatore si rivela quindi un fattore fondamentale per il successo della terapia.

Le MSC derivate dal midollo osseo di due razze equine e diversi tipi di donatori di sangue sono state confrontate in successivi passaggi di coltura per determinare l’espressione differenziale di importanti antigeni. Sono stati valutati 18 Thoroughbreds e 18 Standardbreds, inclusi 8 cavalli donatori di sangue (eritrociti Aa, Ca e Qa antigene negativo). Il midollo osseo è stato prelevato da ciascun cavallo per l’isolamento e la coltura delle MSC. I campioni dei passaggi 2, 4, 6 e 8 sono stati etichettati e valutati mediante citometria a flusso. È stata valutata l’espressione sulla superficie cellulare degli antigeni CD11a / 18, CD44, CD90 e MHC di classe II. Sono stati eseguiti test trilineage per la differenziazione in linee adipogene, condrogene e osteogeniche per verificare la caratterizzazione delle cellule come MSC.

Nel tempo sono state riscontrate differenze significative nell’espressione del marker delle cellule staminali mesenchimali tra razze e gruppi di tipo antigene del sangue. I cavalli di razza standard hanno mostrato un’espressione significativamente più bassa di MHC di classe II rispetto ai cavalli purosangue ai passaggi 2, 4 e 6.

CD90 era significativamente più alta nei donatori di sangue universali Standardbred rispetto ai non Standardbred in tutti i punti temporali.

Tutti i campioni di MSC hanno mostrato un’elevata espressione di CD44 e una bassa espressione di CD11a / 18.

Nelle conclusioni emerge che le MSC di razza standard di tipo donatore universale di sangue dai passaggi 2-4, mostrano il pattern di espressione dell’antigene migliore fra i cavalli e i passaggi che abbiamo caratterizzato per l’uso come trattamento singolo di MSC derivate dal midollo osseo del donatore. Sono necessari ulteriori lavori per determinare il significato di questa espressione differenziale insieme all’effetto dell’espressione di MHC I sulle MSC derivate dal midollo osseo equino.

 

«Omega-3 supplementation and cardiovascular disease: formulation-based systematic review and meta-analysis with trial sequential analysis»

Evangelos C Rizos1,2, Markozannes3, Apostolos Tsapas4,5, Christos S Mantzoros6,7, Evangelia E Ntzani3,8,9

Numerosi benefici sono stati attribuiti agli acidi grassi polinsaturi omega-3 a catena lunga (n-3 LC-PUFA), compresa la protezione contro l’aritmia cardiaca, l’abbassamento dei trigliceridi, il miglioramento dei disturbi infiammatori e neurodegenerativi.

Tuttavia bisogna considerare che, ovviamente, l’effetto è correlato alla dose; e questa considerazione assume particolare importanza in medicina veterinaria, dove spesso si considerano studi scientifici in umana come presupposto per studi sperimentali veterinari.

Questa regola vale anche per l’integrazione con acidi grassi a lunga catena e gli effetti promessi sull’attività cardiaca.

Pari studio effettuato  su pazienti umani, analizza molto chiaramente gli effetti sulla prevenzione delle malattie cardiovascolari (CVD) dose-correlati degli integratori di Omega 3, fornendoci alcuni spunti di riflessione.

Come noto, gli integratori di Omega-3 sono noti per la prevenzione delle malattie cardiovascolari (CVD). Lo studio è mirato a valutare l’associazione tra integrazione dose-specifica di omega-3 ed esiti CVD.

Sono stati inclusi studi clinici randomizzati in doppio cieco con durata ≥ 1 anno per valutare l’integrazione di omega-3 e stimato il rischio relativo (RR) di mortalità per tutte le cause, morte cardiaca, morte improvvisa, infarto miocardico e ictus. L’analisi primaria era una meta-analisi a effetti casuali stratificata per dose di omega-3 in 4 categorie definite a priori (<1, 1, 2, ≥3 di 1 g capsule / giorno). Approcci complementari erano analisi sequenziali di prova e analisi di sensibilità per i trigliceridi, impostazione di prevenzione, analisi intent-to-treat, acido eicosapentaenoico, dimensione del campione, uso di statine, durata dello studio.

In totale, sono stati inclusi nell’analisi diciassette studi (n = 83 617). L’integrazione di Omega-3 come ≤ 1 capsula/giorno non è stata associata ad alcun risultato in studio; i confini della futilità sono stati superati per la mortalità per tutte le cause e la morte cardiaca. Per due capsule/giorno, abbiamo osservato una riduzione statisticamente significativa della morte cardiaca (n = 3, RR 0,55, IC 95% da 0,33 a 0,90, I2 = 0%); per ≥3 capsule/giorno abbiamo osservato una riduzione statisticamente significativa della morte cardiaca (n = 3, RR 0,82, IC 95% da 0,68 a 0,99, I2 = 0%), morte improvvisa (n = 1, RR 0,70, IC 95% 0,51 a 0,97) e ictus (n = 2, RR 0,74, IC 95% da 0,57 a 0,95, I2 = 0%).

Dalle conclusioni emerge come la supplementazione di Omega-3 a <2 capsule da 1 g/giorno non abbia mostrato alcuna associazione con gli esiti della CVD; a. Rispetto alla solida evidenza scientifica disponibile per dosi basse, l’evidenza per dosi più elevate (2-4 capsule da 1 g/giorno) purtroppo non è ancora significativa.

Pertanto gli esiti della ricerca  per valutare compiutamente i benefici dell’integrazione ad alte dosi, necessita di ulteriori cliniche per la valutazione della formulazione e dell’indicazione.

 

Mariane Leão Freitasa, Cristiano Silva Bouéresa,Tatiana Almeida Pignataroa, Francisco José Gonçalves de Oliveira, Marco Antôniode Oliveira Viu, Rodrigo Arruda de Oliveira

– Animal Reproduction Laboratory of the Agronomy and Veterinary Medicine College, University of Brasilia, Central Institute of Sciences, Asa Sul, Darcy Ribeiro University Campus, Brasília, DF, Brazil

– Veterinary and Animal Science School, Federal University of Goiás, Jataí, Goiás, Brazil

 

Proponiamo questo interessante articolo per ricordare come antiossidanti e acidi grassi a lunga catena abbiano un effetto benefico riconosciuto non soltanto sulla fertilità delle fattrici, ma anche sulla qualità del seme degli stalloni, sia esso fresco, refrigerato o congelato.

L’opportunità di supplementare la dieta con acidi grassi polinsaturi e vitamina E, va colta dai colleghi che si occupano perlopiù di riproduzione.

Lo studio che Vi proponiamo ha valutato l’effetto dell’integrazione orale con i principali antiossidanti e acidi grassi coinvolti nella spermatogenesi (L-carnitina, selenio, vitamina E, omega-3 e omega-6) sulla qualità seminale del seme fresco, raffreddato e congelato di stalloni (n = 8), utilizzando un disegno randomizzato. Gli animali sono stati divisi in Gruppo I (n = 4) e Gruppo II (n = 4) per un esperimento di 30 settimane.

I due gruppi si sono alternati tra integrazione nutraceutica e placebo nel corso dell’esperimento. Le raccolte di sperma sono state eseguite in due serie: una volta nel mezzo dell’esperimento, prima che i due gruppi cambiassero i trattamenti, e una alla fine. Sono stati valutati il volume, l’aspetto, la concentrazione, la cinetica degli spermatozoi e l’integrità della membrana dello sperma fresco.

Sono state valutate anche la cinetica degli spermatozoi e l’integrità della membrana dello sperma raffreddato (per 24, 36 e 48 ore) e congelato.

Non sono state osservate differenze in volume, aspetto e concentrazione di spermatozoi tra il trattamento e il controllo.

Tuttavia, rispetto al placebo, l’integrazione nutraceutica ha aumentato (P <.05) la motilità totale, la velocità della traiettoria, nonché l’integrità della membrana plasmatica e acrosomiale negli spermatozoi da sperma fresco. Nello sperma raffreddato, il trattamento nutraceutico ha anche aumentato (P <.05) la motilità totale, la velocità e l’integrità della membrana degli spermatozoi rispetto al controllo. Nello sperma congelato, l’integrazione ha aumentato (P <.05) la motilità progressiva degli spermatozoi e l’integrità della membrana plasmatica.

I nostri risultati suggeriscono un effetto sinergico positivo della L-carnitina antiossidante e del selenio sulla cinetica degli spermatozoi. Allo stesso modo, l’aumento dell’integrità della membrana plasmatica e acrosomiale potrebbe essere attribuito a concentrazioni più elevate di acidi grassi polinsaturi (un componente chiave della membrana cellulare), combinate con la prevenzione dell’eccessiva perossidazione lipidica da parte degli antiossidanti.

In conclusione, gli autori evidenziano come l’integrazione con nutraceutici contenenti acidi grassi e antiossidanti abbia migliorato la qualità del seme di stallone fresco, raffreddato e congelato. Pertanto, l’uso nutraceutico dovrebbe aumentare il successo dell’inseminazione artificiale con seme raffreddato e crioconservato.

Il tema delle coliche chirugiche, sempre attuale, viene analizzato in termini numerici e statistici nell’articolo preso in esame, di cui troverete il link per l’accesso al testo complete. Emergono dei dati curiosi ed interessanti, ma anche piuttosto affidabili, perchè considerano un lasso di tempo molto ampio (50 anni!) e un numero importante di casi clinici, che permette di fare davvero statistica.

Come sapete, l’inverno può riservare ai cavalli “spiacevoli inconvenienti” gastrointestinali, che possono dipendere dal freddo, dalla diversa alimentazione, dalla disidratazione o dal tipo di allenamento. L’evoluzione e la risoluzione possono essere medica o chirurgica.

 

ABSTRACT

La chirurgia della colica è uno dei pochi trattamenti in cui un veterinario può utilizzare un’abilità per salvare la vita di un animale da una malattia mortale in un breve lasso di tempo. Sfortunatamente, tale successo non si ottiene senza un considerevole rischio di fallimento chirurgico, responsabile della maggior parte delle complicanze nell’immediato periodo post-operatorio. Gli ultimi 50 anni hanno assistito a notevoli miglioramenti nella chirurgia delle coliche, anche se una classifica delle più importanti potrebbe non trovare un accordo universale. Il lavoro di squadra gioca un ruolo fondamentale nel risultato finale, iniziando e terminando con il veterinario e il proprietario di riferimento. Questi individui sono responsabili del trasferimento tempestivo del cavallo in una struttura chirurgica e quindi del trattamento post-terapia e delle complicanze ritardate. Il chirurgo è responsabile delle fasi intermedie, inclusa la decisione sulla necessità di un intervento chirurgico, e lavora con l’anestesista per aiutare un paziente metabolicamente disabile a tollerare la chirurgia e l’anestesia. Sebbene il rinvio precoce e il miglioramento delle procedure diagnostiche possano avere un’influenza positiva sulla sopravvivenza, i miglioramenti percepiti in chirurgia e anestesia devono essere rivisti con una certa circospezione. Sebbene definizioni e analisi statistiche più rigorose utilizzate negli studi recenti possano invalidare i confronti con studi precedenti, i tassi di complicanze sembrano essere in aumento, nonostante i presunti miglioramenti nel trattarli. Questa tendenza tende a diminuire il valore della chirurgia delle coliche attraverso l’aumento dei costi, l’eccessivo affidamento sulla gestione farmacologica post-operatoria, il crescente pessimismo, alti tassi di eutanasia intraoperatoria e possibilmente ridotta sopravvivenza a lungo termine. Gli sforzi futuri dovrebbero affrontare queste preoccupazioni, principalmente attraverso l’enfasi sul rinvio immediato, una buona tecnica chirurgica e la riduzione del costo della chirurgia della colica a un livello accessibile che salva più vite.

 

Da quando l’European College of Equine Internal Medicine (ECEIM), nel lontano 2015, ha determinato una distinzione fra patologie della mucosa gastrica squamosa (ESGD) e della mucosa gastrica ghiandolare (EGGD), si sono rese necessarie nuove linee guida per il management delle patologie gastriche ghiandolari.

Da questo articolo emergono delle linee guida derivanti dalle opinioni di consenso degli specialisti in materia. Le raccomandazioni sono state sviluppate utilizzando un processo Delphi informale a due fasi, considerando la ricerca pubblicata e non pubblicata relativa all’EGGD, utilizzando un forum a tavola rotonda e una discussione online.

L’articolo prende in esame i fattori di rischio e pertanto consiglia di fornire un minimo di 2 giorni di riposo dal lavoro a settimana, se possibile, o prevedere periodi di riposo regolari, agevolare la presenza di un ambiente stabile dove siano ridotti al minimo i cambiamenti di gestione e altri potenziali fattori di stress per il cavallo, non far lavorare il cavallo a stomaco vuoto (non meno di 30 min. prima dell’esercizio).

Di seguito vengono trattate l’eziopatogenesi, i segni clinici e la diagnosi,  e soprattutto viene dato ampio spazio alla terapia, esaminata, impostata e riassunta con un chiarissimo diagramma, molto completo.

Abbiamo selezionato per Te questo articolo perché affronta le EGGD con completezza, chiarezza e praticità,  con spunti di riflessione per la prevenzione della patologia.