La struttura fisica del cavallo e le sue capacità motorie sono il risultato di una lenta e progressiva serie di mutamenti verificatisi nel corso del processo evolutivo. Questi cambiamenti hanno portato allo sviluppo di un efficace apparato locomotore che consente all’animale di muoversi con agilità e rapidità rendendolo particolarmente adatto all’attività sportiva.
Oggi al cavallo atleta sono richieste performance sempre maggiori con una continuità nell’arco dell’anno che non prevede molte pause durante la stagione agonistica. Questi livelli di prestazione provocano notevoli pressioni e ripercussioni sul fisico dell’animale.
In particolare, le articolazioni, strutture anatomiche molto complesse perché formate da diverse componenti, sono quelle più soggette al movimento e quindi più esposte a possibili usure e a problemi che possono dipendere da vari fattori: mancanza di lubrificazione, richiesta di prestazioni fisiche superiori alle possibilità, etc. La vita del cavallo atleta, gli allenamenti intensi, le sollecitudini continue sulle articolazioni, i traumi da performance, sono tutti fattori che concorrono al deterioramento delle capsule articolari, portando all’istaurarsi di patologie quali artrosi, artriti e altri processi degenerativi delle cartilagini articolari che provocano dolore e successivamente zoppia.
Considerare le varie componenti delle articolazioni di un cavallo è alla base di una disciplina chiamata biomeccanica. Grazie a questa disciplina si possono capire i meccanismi che regolano il funzionamento del sistema osteo-articolare di un cavallo e anche come esso funziona durante il movimento. Inoltre, proprio grazie alla biomeccanica del cavallo, oggi possiamo spiegare i meccanismi che portano all’insorgenza di malattie che colpiscono le articolazioni di questi animali. Non è sempre facile rendersi conto di un’infiammazione articolare, perché non sempre si può diagnosticare attraverso la radiografia, pertanto se non si scopre in fretta, il rendimento del cavallo potrebbe calare giorno dopo giorno. In assenza di un’adeguata terapia, nel cavallo, può manifestarsi un caso di artrosi acuta non sempre curabile in modo efficace e in tempi brevi. Nel cavallo adulto, in particolare, le infiammazioni sono più frequenti nelle componenti scheletriche dell’articolazione, si verificano cioè infiammazioni dell’osso e della cartilagine articolare. Molto spesso, la cartilagine articolare è soggetta all’erosione che determina lo scoprimento dell’osso sottostante. Il conseguente attrito durante il movimento può provocare la perdita dei normali caratteri del liquido sinoviale. Se l’artrosi giunge a questo stadio la guarigione completa è molto difficile.
Il cavallo tenta di proteggersi “naturalmente” contro questo deterioramento ma, quando il suo sistema difensivo viene sopraffatto, subentra, inevitabilmente, la necessità di contrastare questi effetti fornendo all’animale componenti in grado di alleviare il dolore e proteggere le articolazioni.
Le cure “tradizionali” per il trattamento delle patologie osteo-articolari del cavallo atleta prevedono l’uso di farmaci anti-infiammatori, come i FANS (farmaci anti-infiammatori non steroidei) e i cortisonici. Entrambe le categorie di farmaci non riescono comunque a risolvere la degenerazione a lungo termine associata con lo stato infiammatorio cronico dell’articolazione. L’impiego ripetuto e prolungato dei suddetti farmaci risulta sconsigliato in quanto ritarda la rigenerazione della cartilagine, può avere ripercussioni negative a carico dell’apparato gastroenterico e, in particolare i FANS, non sono in grado di inibire l’enzima arachidonato 5-lipossigenasi (5 LOX), dalla cui attività derivano dei metaboliti dell’acido arachidonico aventi alto potenziale infiammatorio (leucotrieni LTB4).
Negli ultimi anni, si sono sviluppate nuove tecniche che prevedono l’utilizzo di “stimolatori biologici” i quali puntano alla rigenerazione del tessuto danneggiato stimolando le cellule della zona a riprendere il normale ritmo di riproduzione. La base comune di queste terapie innovative è la rigenerazione della superficie cartilaginea che avviene solo attraverso la stimolazione delle cellule presenti nella cartilagine stessa.
La somministrazione di integratori alimentari specifici per cavalli, oltre che essere di aiuto per la riparazione dei microtraumi e delle lesioni tendinee e articolari, se condotta con costanza, svolge anche un ruolo antidolorifico e antinfiammatorio.A differenza dei farmaci antinfiammatori tradizionali che possono essere usati solo per un breve periodo in quanto, come già accennato, hanno controindicazioni più o meno severe, i supplementi o gli integratori alimentari ad azione antinfiammatoria e antidolorifica possono essere usati anche per lunghi periodi perché totalmente privi di effetti collaterali negativi.
In particolare, i ricercatori hanno focalizzato la loro attenzione su due distinte famiglie di acidi grassi: la famiglia degli omega 3 e quella degli omega 6. La famiglia degli omega-3 origina dall’acido alfa-linolenico (ALA) mentre la famiglia degli omega-6 ha come precursore l’acido linoleico (LA). ALA e LA sono considerati “acidi grassi essenziali” perché non possono essere sintetizzati nell’organismo e devono essere assunti con la dieta. Altri membri della famiglia degli omega-3 sono l’acido eicosapentanoico (EP) e l’acido docosapentaenoico (DHA). I cavalli sono in grado di convertire ALA in EPA e DHA quando sono assunte quantità sufficienti di ALA, anche se questo processo non è interamente efficiente.
La ricerca scientifica è attiva da anni nello studio del ruolo energetico dei grassi polinsaturi nell’alimentazione del cavallo atleta, al fine di migliorarne le prestazioni in gara.
Anche dal punto di vista nutrizionale l’utilizzo di grassi come fonte di energia alimentare per i cavalli è ampiamente accettato, e i suoi vantaggi nutrizionali sono inconfutabili. Sostituire l’ amido con i grassi può aiutare ad alleviare le condizioni dolorose muscolari e modificare il controllo metabolico durante la prestazione atletica. Ogni esercizio cui l’atleta è sottoposto è ripartito in una fase aerobica e una fase anaerobica. Nella fase aerobica il cavallo da corsa brucia i grassi polinsaturi in presenza di ossigeno, mentre in quella anaerobica consuma, senza richiesta di ossigeno, i carboidrati immagazzinati nei muscoli scheletrici sotto forma di glicogeno. Il motivo che ha spinto, inizialmente, l’interesse dei ricercatori a effettuare degli studi sull’integrazione degli acidi grassi polinsaturi nella dieta del cavallo è stato determinato dal fatto che, riuscendo a prolungare la fase aerobica, nella fase anaerobica, corrispondente sempre al finale della gara, il cavallo avrebbe a disposizione più energia per concludere la gara in accelerazione.
Vari studi, condotti su differenti specie, hanno messo in evidenza il benefico effetto della somministrazione di acidi grassi della serie omega 3 nell’attenuare il dolore causato dall’artrite e nel rallentarne la progressione. Gli acidi grassi omega 3 possono influenzare l’attività funzionale delle cellule del sistema immunitario, poiché sono in grado di alterare la produzione dei mediatori coinvolti nella comunicazione tra le cellule del sistema immunitario (eicosanoidi, citochine, NO) e quindi alleviare i sintomi di tale patologia. In particolare, in cani con osteoartrite trattati con omega 3 si è potuto notare una diminuzione nell’attività delle metalloproteasi 2 e 9, enzimi coinvolti nella degradazione cartilaginea. Vari autori hanno da tempo sottolineato i benefici effetti degli omega- 3 sulle condizioni cliniche di pazienti affetti da artrite reumatoide: EPA e DHA infatti determinano una riduzione, rispettivamente da neutrofili e monociti stimolati, del rilascio di leucotriene B4 e Interleuchina 1, mediatori dell’infiammazione presenti in tale patologia.
L’assunzione di omega-3 si associa inoltre ad un abbassamento della concentrazione di citochine proinfiammatorie (IL-6 e TNF-α), pertanto gli effetti di questi acidi grassi concorrono in più direzioni a ridurre l’assorbimento osseo. Gli omega 3 producono anche effetti diretti sulle cellule ossee agendo sul sistema di citochine RANKL/OPG. In particolare gli omega 3 riducono l’espressione delle prime e aumentando quella delle seconde, quindi risultano efficaci nel diminuire l’attivazione degli osteoclasti (cellule capaci di riassorbire l’osso mineralizzato o la cartilagine).
E’ stato dimostrato che la somministrazione di omega 3 ha un’azione particolarmente positiva nello stimolare la rigenerazione cartilaginea. Per produrre una cartilagine sana, infatti, l’organismo ha bisogno di quattro elementi: acqua (la cartilagine infatti è composta per il 60-80% di acqua), collagene (una proteina forte ed elastica), proteoglicani (molecole grandi ed elastiche) e speciali cellule chiamate condrociti. I proteoglicani si trovano all’interno della struttura del collagene dove attraggono, catturano e trattengono l’acqua. I condrociti producono continuamente nuovo collagene e proteoglicani, oltre ad alcuni enzimi (elastasi e iarulonasi) che aiutano a demolire il vecchio collagene e i proteoglicani ormai danneggiati. Gli omega 3 favorendo la sintesi di proteoglicani e collagene, aumentando la proliferazione dei condrociti e delle cellule staminali presenti sulla superficie articolare, risultano fondamentali nella prevenzione delle patologie degenerative a carico delle articolazioni. L’impiego costante di un supplemento dietetico fonte di acidi grassi polinsaturi dovrebbe essere incoraggiato nell’ alimentazione equina non solo per ottenere un miglioramento della perfomance atletica dei soggetti, ma anche e soprattutto per preservare la salute del cavallo sportivo.
Bibliografia
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