Nel cavallo atleta uno degli aspetti meno studiati del ciclo “stimolo-adattamento” indotto dall’esercizio fisico è il recupero, nonostante molti degli effetti provocati dall’allenamento si manifestino proprio durante e grazie a questa fase. In particolare, il recupero attivo post esercizio rappresenta un elemento chiave nella programmazione dell’allenamento. Esso rappresenta il momento in cui avvengono il superamento della fatica, il ripristino delle capacità di prestazione e soprattutto la fase nella quale si realizzano e consolidano gli adattamenti e, quindi, il miglioramento della prestazione sportiva.
Durante la fase di recupero , infatti, l’organismo subisce importanti modificazioni innescando un processo di riparazione volto al ripristino dello stato funzionale ottimale e al potenziamento delle “difese” (supercompensazione) in vista di un prossimo eventuale “attacco” da fronteggiare. Tali modificazioni, oltre a dipendere dalla tipologia, dalla durata e dall’intensità relativa all’attività fisica svolta, dipendono anche dal tipo di recupero che si mette in atto: attivo (mantenimento un’attività muscolare dinamica, ma di bassa intensità) o passivo (non viene svolta alcun tipo di attività muscolare). Tra i processi fisiologici attuati durante la fase di recupero vi sono l’eliminazione dell’acido lattico e la resintesi del glicogeno muscolare.
Gestire al meglio il recupero può, quindi, rappresentare la chiave di successo dell’ allenamento.
L’approccio al recupero può essere:
Passivo: consiste nel riposo da fermi e sottintende il semplice concetto di “lasciar fare” al corpo senza indurre ulteriori stimoli post-allenamento.
Attivo: caratterizzato da specifiche attività fisiche susseguenti il carico allenante, con la finalità di aumentare la velocità di smaltimento dei sottoprodotti metabolici generati dallo stesso (su tutti l’acido lattico) e di accelerare, di fatto, il processo di recupero dell’organismo.
Comunemente questo termine è usato per identificare l’approccio al recupero adottato immediatamente dopo l’attività svolta.
L’esercizio fisico porta a un aumento della produzione di acido lattico, che nel muscolo si dissocia rapidamente in lattato e H+. Il lattato viene poi eliminato attraverso diversi processi, quali l’ossidazione nel muscolo scheletrico, la conversione in glucosio e glicogeno a livello epatico, la conversione in glicogeno a livello muscolare. L’ossidazione nel muscolo scheletrico è sicuramente il meccanismo più importante di eliminazione del lattato e, per questo motivo, il recupero attivo è in grado di aumentare la velocità di smaltimento del lattato.
Il recupero attivo, infatti, prevede un’attività muscolare di bassa intensità, prettamente aerobica, durante la quale la produzione di lattato è minima, mentre la frequenza cardiaca, rimanendo su valori più elevati rispetto al risposo da fermi, apporta un maggior flusso di sangue e ossigeno ai muscoli che, impegnati in una modesta attività fisica, reclutano il loro potenziale di fibre aerobiche che fra i vari metaboliti consumerà a scopo energetico il lattato precedentemente prodotto .
Tutto ciò consente nel complesso un più efficiente smaltimento del lattato. Con il recupero passivo invece non vi saranno gli effetti appena descritti, per cui anche se il lattato accumulato sarà comunque ossidato a livello muscolare, l’ossidazione e il conseguente smaltimento avverranno a una velocità minore e gli effetti nefasti dell’accumulo di lattato si potranno protrarre nel tempo. La figura 1 mostra come, dopo esercizio massimale, l’andamento della lattatemia possa cambiare se viene eseguito un recupero attivo o passivo.
Durante un esercizio fisico intenso il glicogeno rappresenta la fonte primaria di energia per il muscolo scheletrico e la sua utilizzazione necessita successivamente del ripristino delle riserve e della risintesi della molecola.
Gli effetti precedentemente descritti riguardo il recupero attivo rallentano la resintesi del glicogeno: le fibre muscolari attive tendono a consumare energia e non a risintetizzare le scorte energetiche, inoltre il lattato degradato per via ossidativa non potrà essere utilizzato per la neoglicogenesi. Il recupero attivo aumenta la velocità di eliminazione del lattato, ma rallenta la resintesi del glicogeno, mentre il recupero passivo, rallenta l’eliminazione del lattato, ma accelera la resintesi del glicogeno. Questi aspetti devono necessariamente essere presi in considerazione se si vuole ottimizzare il recupero muscolare. Probabilmente, come spesso accade, la chiave vincente non è rappresentata da nessuna delle due opzioni, ma dalla giusta combinazione di entrambe in base alle esigenze richieste dallo specifico allenamento.
Tenuto comunque conto dell’importanza del recupero attivo, bisogna guardare alle fonti energetiche necessarie a garantire la contrazione muscolare, che sono soprattutto carboidrati e lipidi.
Oltre quindi all’attività fisica le principali strategie di recupero sulle quali lavorare sono:
- L’alimentazione. Un’alimentazione che preveda macro e micronutrienti bilanciati in relazione alle specifiche esigenze dell’atleta e al tipo di attività svolta è assolutamente uno dei fattori che più influenzano un corretto recupero.
- L’idratazione. Un corretto apporto di liquidi deve sempre essere assicurato.
- L’integrazione. Esistono numerosi prodotti naturali utilizzati per migliorare le strategie di recupero.
Dopo una gara o un allenamento esiste una “finestra di tempo” ove l’organismo è più ricettivo a reintegrare quanto perso nelle ore di allenamento o di gara. Durante questo periodo tutto ciò che viene ingerito andrà a distribuirsi nell’organismo per riparare eventuali “danni” derivanti dall’esercizio. Semplificando al quanto il processo, possiamo dire che durante lo sforzo il cavallo inizia bruciando i carboidrati semplici, poi passa ai carboidrati complessi quindi, alle fibre se l’esercizio continua, attinge a quelle riserve energetiche che bruciano più lentamente: i lipidi, la cui mobilizzazione si traduce nella liberazione di acidi grassi a scopo catabolico..
È bene che una parte dell’energia che il cavallo consuma provenga dagli acidi grassi, in quanto altamente energetici e completamente ossidabili, per cui non causano problemi di acidosi.
Pertanto, un supplemento ad alto tenore di acidi grassi, con un adeguato equilibrio tra omega 3 e omega 6, rappresenta un’arma formidabile per contrastare gli effetti dello stress negli sforzi intensi, garantendo una tenuta atletica nel lungo periodo e migliorando il recupero nel cavallo atleta.
Gli omega 3 e omega 6 sono acidi grassi polinsaturi essenziali, composti cioè che le cellule dei mammiferi non sono in grado produrre e che devono, quindi, essere introdotti con l’alimentazione.
Di particolare interesse, soprattutto per i soggetti atleti, sono gli acidi grassi omega 3 EPA (acido eicosapentaenoico) e DHA (acido docosaesaenoico) in quanto migliorano il funzionamento di molti sistemi organici tra cui quello cardiovascolare, nervoso, gastrointestinale, riproduttore e immunitario; sono importanti anche per la crescita, la regolazione e lo sviluppo dei processi biologici; nell’uomo controllano il livello plasmatico dei lipidi, soprattutto dei trigliceridi e del colesterolo HDL e data la loro natura chimico-fisica, fluidificano il sangue, controllano la pressione arteriosa, migliorano l’integrità delle membrane delle cellule e l’elasticità alle pareti arteriose.
Numerosi studi, condotti sul cavallo atleta, hanno evidenziato che la somministrazione di integratori alimentari a base di olio di pesce preserva lo stato di salute del cavallo, migliorandone il benessere e la performance atletica. Durante l’attività fisica, com’è noto, si può verificare un danno cellulare e tissutale dovuto all’ossidazione dei lipidi di membrana, delle proteine, dei carboidrati e degli acidi ribonucleici. L’integrazione della razione alimentare con sostanze ad azione antiossidante, quali gli acidi grassi essenziali, fornisce all’atleta una protezione dai danni causati dai radicali liberi, soprattutto quando, nei programmi di allenamento è previsto un aumento del carico di lavoro. Inoltre, è stata dimostrata la loro influenza sul miglioramento dei principali parametri della performance sia in corso di esercizio che durante la fase di recupero. In particolare, è emersa una riduzione della frequenza cardiaca, dei valori di ematocrito e di lattato durante le fasi di defaticamento attivo e passo, mostrando dei tempi di recupero sorprendenti.
Alla luce dei potenziali benefici, l’impiego costante di un supplemento dietetico fonte di acidi grassi essenziali dovrebbe essere incoraggiato nella pratica equina, per ottenere un miglioramento della performance atletica del cavallo sportivo preservandone il benessere e lo stato di salute.
Bibliografia
Caola G. Fisiologia dell’esercizio fisico del cavallo. Calderini Edagricole. 2001. | De Moffarts B., Portier K., Kirschvink N., Coudert J., Fellmann N., van Erck E., Letellier C., Motta C., Pincemail J., Art T., Lekeux P. Effects of exercise and oral antioxidant supplementation enriched in (n-3) fatty acids on blood oxidant markers and erythrocyte membrane fluidity in horses. Vet J. 2007. 174: 113-121. | Geor R.J. Nutritional management of the equine athlete. In: Hinchcliff K, Kaneps A, Geor R, eds. Equine Sports Medicine and Surgery. 1st ed. St. Luis: Saunders-Elsevier, 2004. pp. 815-835. | Packer L. Oxydants, antioxidant nutrients and the atlete. J Sports Sci. 1997. 15: 353-363. | Vineyard K.R., Warren L.K., Kivipelto J. Effect of dietary omega-3 fatty acid source on plasma and red blood cell membrane composition and immune function in yearling horses. J Anim Sci. 2010. 88: 248-257.