Cecilia Montero, Gricel Riquelme, Miguel del Campo, N estor Lagos. Toxicon; Volume 204, December 2021, Pages 5-8.
https://doi.org/10.1016/j.toxicon.2021.10.006

 

Ancora un articolo dove si ricerca l’innovazione per la gestione di una malattia non semplice sia per I farmacologi che per i veterinari ippiatri.
Ci sembra opportuno precisare che la Neosassitossina (NSTX) è inclusa, come altri sassitossina-analoghi, in un ampio gruppo di alcaloidi neurotossici naturali, comunemente noti come tossine paralitiche dei molluschi (PST).

Il composto originario dei PST, la saxitossina (STX), è un alcaloide triciclico peridropurinico, che può essere sostituito in varie posizioni, portando a più di 30 analoghi STX presenti in natura.
Come sappiamo, l’osteoartrite è una malattia cronica caratterizzata da un progressivo deterioramento della cartilagine articolare che produce una forte attività infiammatoria e dolore cronico nei pazienti. I cavalli, con il tempo, mostrano anche segni di artrosi.
Poiché l’attivazione e la progressione della malattia sono simili a quelle umane, abbiamo sviluppato un modello di studio nei cavalli. In questo studio, testiamo l’effetto della neosaxitossina, una ficotossina da Paralytic Shellfish Poison (PSP), nel miglioramento dei sintomi clinici dell’osteoartrite equina come il dolore (mostrato nella zoppia) e l’infiammazione, quantificando le quantità di marker pro-infiammatori come l’infiltrazione cellulare, il TNF- alfa e ossido nitrico nel liquido sinoviale ottenuto dall’articolazione danneggiata del cavallo. I risultati mostrano che la neosassitossina blocca il dolore per un periodo di lunga durata (in media 24,7 giorni). Inoltre, sono state ridotte le quantità di marker proinfiammatori e di conseguenza è stato ottenuto un miglioramento del benessere del cavallo. La neosassitossina ha dimostrato di essere un candidato per stabilire protocolli di trattamento per l’OA, essendo sicuro ed efficace come antidolorifico nell’osteoartrite equina.